Salmo 2. Canto di incoronazione (terza parte)

Dopo l’azione potente di Jhwh in difesa del suo eletto, tocca al sovrano stesso prendere la parola. Egli declama quello che è il «protocollo regale». Il documento che legittima il potere sovrano del re davidico come luogotenente di Dio sulla terra: «Tu sei mio figlio oggi ti ho generato» (vv. 7-9).

Il documento proclama la filiazione divina del sovrano (v. 7). Nelle culture coeve del Vicino Oriente Antico ci sono molte testimonianze di re che sono dichiarati di stirpe divina in quanto generati dalle divinità loro protettrici. In Israele c’è però una differenza: il re non è di nascita divina, ma lo è per elezione divina. Il decreto del salmo afferma che il sovrano è stato adottato da Dio. Implicitamente si apre la strada che nel Nuovo Testamento ai cristiani come figli adottivi.

Nel Nuovo Testamento il salmo è stato letto come figura di Gesù, il Cristo. Egli però attua pienamente da sé il decreto perché è Figlio generato e non adottato: egli è «il Figlio unigenito che è nel segno del Padre» (Gv 1,18.). Quello che nei sovrani davidici solo parzialmente e alle volte oscuramente era adombrato, risplende in tutto il suo splendore in Gesù che è «figlio di Abramo, figlio di Davide» (Mt 1,1), in cui «si ricapitolano tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1,10).

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