Salmo 4. Preghiera della sera (terza parte)

La conclusione nella parole del salmista diventa autobiografico: una vita serena e felice, deposta nella mani di Dio. La notte scende ma il cuore è colmo di gioia e di speranza e attende il sorgere della nuova alba senza tremore. La pace che prova il salmista è descritta dal Salmo 131,2: «Io ho l’anima mia distesa e tranquilla: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia».

La gioia e la pace (shalom) sono i due sentimenti che si intrecciano in questa strofa. Essi sono espressi con simboli tratti dal mondo agricolo. Vino e frumento, segni del benessere, sono solo un fievole riflesso di quella serenità che l’orante sta sperimentando nella sua vita (v. 8).

Il verso finale evoca il sonno del giusto: un sonno non tormentato da incubi, ma tranquillo perché il Signore veglia. Per questo il salmista può dire: «In pace mi corico e subito mi addormento».

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