I portatori di Speranza nella festa della Sacra Famiglia

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I personaggi della liturgia della parola di questa domenica (qui il link alla liturgia della parola), che fanno corona alla Sacra Famiglia, sono tutte persone avanti negli anni: Abramo, Sara, Simeone, Anna. Essi ci aiutano a sfatare un mito oggi molto presente che, come un virus, ammorba le nostre vite: quello dell’eterna giovinezza, dell’essere sempre in forma, di poter mascherare i segni del tempo.

Questa ossessione in fondo nasce prevalentemente dalla paura: di non essere accettati, di perdere delle occasioni, dei limiti della vita, della morte. Il cercare di mantenersi giovani è in fondo lo sforzo di permanere in un’epoca della vita umana che viene continuamente evocata, lodata, ricordata con nostalgia. «Ai miei tempi…». Gli anziani che incontriamo in questa festa di famiglia, i «nonni» sono di tutt’altro genere. Abramo, Sara, Simone e Anna ci insegnano pazienza e speranza.

La pazienza di maturare, di attendere, di desiderare, di impegnarsi. La speranza nel dolore della sterilità e nelle fatiche della vecchiaia. La speranza nella solitudine della vedovanza (Anna) e nella fiducia nella preghiera, nell’andare alla presenza del Signore nel tempio, più che dall’estetista… La speranza nei doni di Dio: un figlio e il Messia.

Sono anziani che sembrano guardare e pensare solo al futuro, non al passato: un figlio che nascerà, un Messia che verrà. Tutta un’altra storia rispetto a chi oggi, nella maturità degli anni, rincorre la sua giovinezza, oramai defunta, e ha sempre sulle labbra lo stanco ritornello «mi sento giovane». Fa pene vedere uomini e donne, avanti negli anni, girovagare per le strade con riporti che sfidano le leggi della gravità e lifting che li mummificano in smorfie deformanti.

I personaggi di questa parola domenicale, invece, sono persone educate dal tempo a dare tempo alle promesse di Dio, a riconoscere in ciò che accade il passaggio del Signore. Sono persone che sanno abbandonare e abbandonarsi nella fiducia, non nella rassegnazione, nella paura, nel risentimento: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace…». Qui c’è umiltà e speranza!

Dal momento che gli estremi si toccano, gli anziani sono come i bambini: preziosi e fragili, ricchi di vita e bisognosi di cura, segni di speranza e testimoni di speranza. Il cuore di Abramo, Sara, Simeone e Anna è un cuore bambino, dove la fede ha posto un sensore crepuscolare che attende di riconoscere la luce di Dio.

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