Dal calcagno al volto: un percorso di riconciliazione – parte II° – L’imbroglione imbrogliato!

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L’arrivo presso lo zio Labano

Il tempo che Giacobbe è costretto a trascorrere lontano da ca­sa, presso lo zio Labano fratello di sua Madre, lo porta a rivedere il suo comportamento e a cambiarlo. Ora rica­de su di lui ciò che egli ha fatto agli altri. Sono esperienze che lo cambiano. Questa fase di lontananza, in senso traslato, la si potrebbe leggere come il «tempo della penitenza». Essa evidenzia il processo interiore del cambiamento che precede una vera riconciliazione.

A parte il fatto di essere stato costretto alla fuga, Gia­cobbe non se la passa male. Lasciando il padre, egli riceve ancora una benedizione (cfr. Gen 28,3) e, lungo la strada, ottiene in sogno una grande promessa da parte del Signore (cfr. 28,13-15); l’apparizione divina dimostra che Dio non condanna, ma addirittura accompagna anche chi si è macchiato di gravi colpe.

Il suo arrivo a Carran (cfr. Gen 29) è un successo: compie una straordinaria impresa, rotolando via da solo la pietra dalla bocca del pozzo, conquista, come un dongiovanni, il cuore di Rachele e viene accolto a braccia aperte dallo zio Labano. I sette anni di servizio concordati con Labano per sposare la figlia Rachele passano in un battibaleno (cfr. 29,18.20).

L’inganno della moglie e altri soprusi

Ma ecco che nella prima notte nuziale ritorna di colpo il pas­sato! Dopo il banchetto – il termine ebraico fa allusione al «bere» –, quando coloro che vedono sono ciechi, Labano conduce alla tenda di Giacobbe la figlia Lia e non Rebecca. Di nuovo uno scambio, ma ora è Giacobbe beffato (cfr. 29,22-26). Egli sperimenta su di sé ciò che ha fatto agli altri. Diventa l’imbroglione imbrogliato.

È solo l’inizio delle sofferenze di Giacobbe. Infatti, negli anni seguenti dovrà sperimentare sulla propria pelle la rivalità fra le mogli a causa dei suoi figli. La com­petizione sulla maternità (cfr. 29,31-30,24) appesantisce anche la rela­zione di Giacobbe con la sua amata Rachele (cfr. 30,1s). Ora Giacobbe è vittima di conflitti analoghi a quelli vissuti antecedentemente con Esaù.

Solo il ricordo di Dio (Gen 30,22) opera la svolta: Rebecca la sposa amata ha un figlio, e nonostante Labano lo abbia più volte ingannato e truffato, Giacobbe riesce, con l’aiuto divino, a possedere molti animali. Dio non permette che continui all’infinito lo sfruttamento.

Giacobbe di nuovo in fuga

Giacobbe sempre più angariato da Labano decide la fuga (cfr. 31,21). È l’ultima grande corrispondenza con la prima fase della sua vita (cfr. 27), ma la motivazione è completamente diversa: allora era stato lui stesso a commettere l’ingiustizia, ora deve sottrarsi a ulteriori ingiustizie.

Giacobbe sperimenta la protezione divina anche quando fugge con la famiglia e i suoi beni e viene raggiunto da Labano (cfr. 31,24.29.42). Ne segue una separazione pacifica e riconciliata. A testimonianza di ciò vi è il patto, il giuramento, il banchetto e il bacio (cfr. 31,43-32,1).

Vent’anni di lontananza da casa (cfr. 31,41) sono una penitenza più che sufficiente. Giacobbe ha scon­tato abbondantemente la sua precedente condotta con Esaù, ma ha speri­mentato anche la protezione divina. Su indicazione di Dio (cfr. 31,13) ora egli ritorna, senza assolutamente sapere come reagirà il fratello. Di una cosa però Giacobbe è certo: egli è cambiato non è più quello che aveva abbandonato le tende del padre Isacco.

(Continua).

 

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