Diluvio 10 – L’arcobaleno dell’alleanza

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Dal v. 8 con la forma narrativa «E Dio disse…», il narratore introduce il secondo discorso divino rivolto a Noè e ai suoi figli.

Il cuore dell’alleanza: 9,8-11

Il secondo discorso è il vero cuore teologico di tutto il racconto, perché mette a tema l’alleanza, il patto che Dio stabilisce non solo con Noè, ma con «ogni carne» (v. 5), vale a dire con ogni essere vivente che è uscito dall’arca (v. 10), di conseguenza con l’intera creazione.

Il termine chiave «alleanza», bᵉrît in ebraico, compare nel testo sette volte, a conferma dell’importanza di questa idea[note]Sul concetto di alleanza cf. ABD I, 1179-1202 in particolare la pagina 1190 dedicata all’alleanza di Noè. Vedi anche sopra la nota al v. 6,18.[/note]. L’alleanza era già stata annunciata in 6,18, ma mentre là Dio la stipulava con Noè, qui in Gen 9,9-10 sono coinvolti i discendenti dopo di Noè e «ogni essere vivente» che è uscito dall’arca. C’è poi un gioco di parole (tecnicamente è una paronomasia) al v. 11: il verbo kārat, con il senso di «tagliare/distruggere», impiegato per esprimere il contenuto dell’impegno assunto da Dio («non sarà più distrutta – tagliata via – alcuna carne»), è il verbo tecnico della stipulazione dell’alleanza (kārat bᵉrît: Gen 15,18; 17,14; 21,27.32; 26,28; 31,44).

Qui l’alleanza di Dio con il creato è qualcosa di assolutamente unilaterale: è l’impegno che Dio si prende di non distruggere mai più il mondo (vv. 11.15), senza che all’umanità venga chiesto un qualche segno di pentimento. L’unilateralità di tale impegno è sottolineata dall’eternità del patto stesso (cf. 9,12.16). Tutto dipende dall’agire gratuito di Dio e non da quello dell’uomo.

Interessante notare che nei racconti paralleli dell’area mesopotamica a questo punto seguiva la glorificazione dell’eroe e il dono dell’immortalità da parte della divinità[note]Cf. Hamilton, Genesis 1–17, posizione 5682.[/note]. Noè non la riceve, riceve invece una nuova benedizione e un’alleanza unilaterale di Dio dal carattere eterno.

Il segno: 9,12-17

Il terzo e quarto discorso di Dio ruota attorno al «segno» (ʾōt) dell’alleanza che sarà l’arcobaleno sulle nubi. L’espressione «segno dell’alleanza» ritorna in 9,12-17 tre volte (12a.13a.17b), mentre il termine «alleanza» lo si incontra cinque volte, tre in stato costrutto con «segno», due come oggetto del verbo «ricordare» che ha come soggetto Dio (15a.16b). Se poi facciamo attenzione ai partner dell’alleanza sono così formulati:

12a segno dell’alleanza…                    tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi;
13b segno dell’alleanza                        tra me e la terra;
15a ricorderò la mia alleanza              è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne;
16a per ricordare l’alleanza eterna    tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra
17b segno dell’alleanza                          tra me e ogni carne che è sulla terra.

La struttura mette al centro il v. 15, dove Dio prende l’impegno di combattere contro l’irruzione delle acque del caos tese a distruggere «ogni carne»[note]Per Westermann, Genesis 1-11, 472, le ripetizioni sono indicatori di fonti diverse.[/note].

balloons-1761634_1280L’arcobaleno come «segno» dell’impegno di Dio trova ragione sia nel suo significato naturale che nel suo sfondo mitico. L’arcobaleno appare naturalmente nel cielo alla fine di una tempesta. In questo modo il racconto avrebbe visto nell’arcobaleno il segno tangibile della volontà divina di non distruggere mai più il mondo (cf. anche Ez 1,28). Nel mondo antico, secondo lo sfondo mitico, l’arcobaleno è talora concepito come una sorta di ponte tra il cielo e la terra, tra il mondo divino e quello degli uomini. Altre volte nell’arcobaleno si è visto il simbolo dell’arco della divinità: gli dèi della tempesta, quando sono adirati, mandano sulla terra fulmini e saette per punire gli uomini; cessata la tempesta essi depongono il loro arco rovesciandolo sugli estremi del cielo; questo è dunque l’arcobaleno, l’arco da guerra di Dio che viene deposto in segno di pace[note]Cf. E. van Wolde, One Bow or Another? A Study of the Bow in Genesis 9:8-17, in Vetus Testamentum 63.1 (2013), 124-149 in particolare pp. 147-148.[/note]. Riprendendo queste immagini mitiche anche il racconto genesiaco immagina Dio come un guerriero che finalmente depone il suo arco, fa cessare il diluvio e manifesta così la sua volontà di pace; l’arcobaleno quindi si trasforma da simbolo guerriero a segno della presenza pacifica di Dio nell’universo[note]Sullo sfondo mitico cf. M. Balducci, Il diluvio, Milano 1999, 80-81.[/note]. Sottesa a questi versetti c’è quindi una stupenda «teodicea» che toglie alla figura di Dio ogni ambiguità. Dio è solo il Dio della vita, che combatte a favore di tutti gli essere viventi[note]Cf. G. Borgonovo, Genesi, La Bibbia Piemme, Casale Monferrato (AL) 1995, 91.[/note].

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